Sorry we missed you
Con il suo precedente film “ io Daniel Blake” Ken Loach ci aveva lasciati con delle domande sul come/perché della deriva occidentale, incapace di farsi carico dei drammi dei singoli cittadini strangolati da procedure irragionevoli.
Loach descrive una società in balia del “libero mercato”, della competizione sul lavoro, del franchising, dell’efficienza dei robot e delle loro leggi. È dentro a queste nuove “regole”, paradossalmente espressione della deregulation, che Ricky e sua moglie si inoltrano nella ingenua speranza che l’impegno e il duro lavoro li ricompenseranno, così come la narrazione corrente prova a farci credere: purtroppo oggi non funziona più.
Con questa nuova pellicola il regista sta già guardando alla disfatta della “visione del mondo” occidentale. È del tutto evidente la sconfitta della generazione di giovani senza prospettive, l’incubo in cui lavorare di più produce ulteriori problemi piuttosto che soluzioni.
Se Daniel Blake era un po’ eroe nel reclamare una dignità di cittadini, qui Ricky è un invece un antieroe, un perdente che non può che soccombere nella competizione con le “macchine-robot” .
Insieme a lui tutta la sua famiglia viene risucchiata senza speranza nel desolato futuro dove la schiavitù non è stata abolita, dove il capitalismo stesso è senza capitalisti.