Ritorno alla vita di Wim Wenders
È un film sulla profondità .
Quella filmica, esaltata dal 3 , e quella esistenziale esaltata dall’empatia e dalla emozionalitá .
Il film è un continuo rimando tra questi due piani .
L’uso della prospettiva, della successione di luce-ombra, della uniformità dei laghi gelati etc . costituiscono una esteriorità mondana che riflette e risalta i paesaggi interiori .
Uno per tutti l’ambiente grey del bar dove avviene l’incontro tra lo scrittore e il fratello della vittima dell’incidente stradale che anestetizzò la sfera emotiva del protagonista .
L’avventore sulla sinistra che per tutta la scena fissa il proprio bicchiere, la profondità del campo, i colori Greyhounds, lo sfondo oltre la grande vetrina della città inanimata .
Un colloquio di chiusure e rinunce emotive .
Per scrivere egli imbocca la strada della frigidità .
Per raggiungere il successo rinuncia ad ogni incidente emotivo .
L’anafettività e la sterilità stanno al gelo piatto dell’inverno dell’Oregon quanto la creatività sta alle prospettive e alle profondità di campo riprese negli interni e nella campagna estiva .
La morte, il paesaggio gelato, la vecchiaia, la sterilità paterna diventano l’ambiente per poter scrivere. Il prezzo ? La sofferenza degli altri .
Il cui grido sta nella violazione del talamo con una sprezzante pisciata del ragazzo coinvolto nell’incidente mortale .
Ciò che è servito a rendere frigido lo scrittore, la morte di un bambino, verrà superato nel pianto liberatorio del l’abbraccio finale .
Anche il successo di uno scrittore nasconde una mancanza .
Una mancanza di emozionalitá che priva la vita di spessore .