Parasite recensione
Ora che ha vinto gli Oscar ne sentite parlare. Strano, perché questo non è un film hollywoodiano, di quei film con cui l’America parla di sé.
Per vincere le statuette il film deve tenerti incollato alla poltrona e Parasite lo fa e simpaticamente: una commedia degli equivoci. Quanto di più utilizzato in teatro.
Ma Bong-Joon-Ho porta l’equivoco alle estreme conseguenze.
Equivoco è già di per se stesso un contrasto tra opposti : tra quello che si crede e quello che invece è.
Qui gli opposti agiscono sullo sfondo. Sono sociali ed esistenziali.
Non solo cioè gli esilaranti imbrogli ai danni di una ricca famiglia della Corea del Sud inventati da una famiglia di poveracci : il film getta luce sulla insanabile opposizione tra i nuovi ricchi e i diseredati del neo capitalismo globale, poveracci privati anche della dignità fino al degrado di una esistenza da parassiti.
Nessuna prospettiva politica, solo uno sguardo disincantato che smaschera l’estetica “polite” del wellness del nuovo ordine sociale che il Destino ha voluto così, senza una ragione comprensibile agli umani.
Ma anche i più inutili ed emarginati degli uomini , tuttavia, cercano con “un piano perfetto” di fregare la sorte ; anch’essi vogliono godersi un po’ di fortuna, un po’ dello sfavillio che il mondo esibisce. A questo temerario e strampalato piano si intrecceranno le più imprevedibili avventure che ti terranno col fiato sospeso fino alla del film.
Ma “il piano perfetto non esiste” ! Questo è quanto emerge dalla coscienza del vecchio padre, che dagli antenati ha appreso che c’è un destino già fruttificato per tutti, a dispetto delle illusioni del pieno trionfo delle scoperte tecnologiche con cui si illudono masse sempre più povere di potersi redimere. Tutti costoro sparsi ovunque nel mondo sono invece attesi da condizioni sempre meno umane e più prossime a quelle di esseri senza dignità : perché persino la dignità è una condizione che non potranno permettersi.