Non riesco proprio a capire! Margie termina così il suo monologo con il killer che ha, con disarmante facilità, appena catturato. E noi con lei non capiamo.
E a non capire questa nuova violenza é anche lo sceriffo di un altro capolavoro dei Coen, “non è un paese per vecchi”. Lui si dimetterà, mentre in questo Fargo la poliziotta Margie tornerà, senza stravolgersi, alla normale vita domestica, un pò naïf e banale. Esiti opposti della stessa deriva.
Ma cosa c’è che non capiamo?
E’ la banalità del male che non capiamo. Non inscritta in alcun codice Ma i fratelli Coen forse ci spingono a cogliere che il male senza senso è solo un epifenomeno: ad essere senza senso é qualcosa di più diffuso, quotidiano e pervasivo.
Fargo oppone ai candidi paesaggi gelati dell’inverno del Minnesota il rosso del sangue delle vittime casuali della violenza. Oppone i volti contorti dei delinquenti a quelli ingenui della gente di provincia. Oppone la crudezza della neve insanguinata da una violenza vera all’evanescenza dei protagonisti quasi irreali.
Continue antinomie che fanno da sfondo alla incapacità di comprendere, di inscrivere i fatti in una conosciuta narrazione della realtà.
Distese desolate e gelate di una natura irriducibile e silente, strade dritte e nebbiose sono i testimoni della deriva assurda, grottesca e demenziale di questa storia e di questi personaggi.
Tutti i personaggi sono paradossali, la storia stessa finisce per apparire tale, anche se realmente accaduta.
Un pensiero non può non andare ai romanzi di Cormac Mc Carty.