Commento al film amore bugiardo regia di Fincher
Un thriller che tiene incollato lo spettatore ad una storia apparentemente paranoide .
La storia sentimentale di una giovane coppia la cui crisi sembra legata a vicende per lo più comuni .
Entrambi perdono il lavoro .
Cambiano di città per seguire i vecchi genitori malati .
Lui è un tipo superficiale e la tradisce .
Lei deve mantenerlo .
Lei è vittima del successo perduto, di una auto -immagine alienante .
Tuttavia la vicenda è piena di normalità .
Ma è normale che lui sia “dipendente ” dalla moglie e sul piano comportamentale e su quello economico ?, é normale che la sua parte razionale venga gestita dalla sorella ?
Normale quanto Il rapporto contemporaneo tra uomo e donna dentro al matrimonio sa esserlo, oggi !
Normale è oggi una nuova libertà femminile che si erge sullo sfondo di una debolezza maschile .
Nel film la “debolezza ” assume la forma della manipolazione e la nuova libertà femminile vive tutta dentro alle convenzioni mediatiche .
Una nuova dimensione ” per e dentro ” ai media è peraltro abituale al regista Fincher che prosegue il tema del film The Social-Network.
Come è abituale il suo discorso sull’emancipazione (o meglio,libertà) femminile già sviluppato inThe Social Network e con l’eroina di Stieg Larsson(Millennium).
Ma qui Fincher va oltre spingendosi a scoprire i nuovi territori di libertà femminile, mediatici e artificiali quanto vuoti di riferimenti, ma soprattutto resi vuoti dalla scomparsa della figura maschile classica .
Una recita-finzione quindi dove la donna domina il maschio per fargli recitare una parte subalterna e autolesiva che lo conduce oltre la recitazione e al gioco per diventare la sua stessa dimensione esistenziale quasi a riempire il vuoto di un smarrimento maschile oggi così diffuso fino a diventare la cifra del rapporto .
Sono lontani i tempi in cui il matrimonio si inseriva in contesti che ne determinavano senso e limiti . Sono lontani i tempi dei ruoli di genere .
Infatti le figure maschili nel film sono tutte deboli . Il protagonista, il poliziotto, i vecchi amanti di lei, il delinquente, fino al padre, smarrito anche clinicamente .
Ne esce una donna da un lato forte dello smarrimento maschile e dall’altro rinforzata da un pensiero dominante che la vuole comunque vittima di quest’ultimo .
La protagonista saprá essere la creatrice di una reinvenzione della relazione sentimentale e di conseguenza della messainscena a cui ridurrà il loro matrimonio .
L’approdo a cui sembra destinata la coppia è quindi una mera recitazione . Cinica e autoreferenziale, resa ” vera ” dai media e dal pubblico .
Ma la vicenda non è confinabile nel paradosso o nella patologia .
La “recitazione -veritá ” lungi dall’essere gioco mostra tutta la sua normalità per diventare essa stessa una nuova dimensione della libertà femminile . Una reinventata ragione di vita , insensata perché infondata e pertanto dagli esiti inevitabilmente patologici .