Come si entra nella vita?
Quattro ragazze sbattono il naso contro la vita. Quattro destini bussano alle loro porte. Ogni una difronte ad un evento decisivo.
Da un paese del litorale meridionale italiano partiranno per Belgrado. Un viaggio insieme, una sospensione prima che tutto cambi, prima di uscire dall’età della spensieratezza, prima che tutto non sia più come “prima”. Uno sguardo su uno stallo della giovinezza femminile.
Come si entra nella vita?
Il film ce lo mostra: con innumerevoli primi piani, silenzi e risate. Una sospensione di giorni spensierati attraversati con speranza e leggerezza: “come se il tempo fosse così per sempre”, trascorsi tra il solare paese di cui apprezziamo la studiata disposizione degli interni con le tavole imbandite sempre con tovaglie, il selvaggio Montenegro e la cruda Belgrado.
L’entrata nella vita é la sospensione tra una stagione che non c’è più ed un’altra che ancora non c’è. Come sia, tutti lo abbiamo già vissuto, ma qui Piccioni ce lo fa sentire al femminile.
Sceglie, inaspettatamente, Belgrado come metafora, forse perché la colta città serba è essa stessa ancora in uno stato di sospensione dopo quindi anni dalla guerra dei Balcani: con le sue radici ma protesa verso il mondo. Le riprese ci mostrano una città anti retorica, cruda e bella, dove tutti i giovani parlano inglese.( e lascia per l’appunto i dialoghi in inglese con i sottotitoli).
Ogni una delle ragazze ha una storia sentimentale. Quattro esperienze diverse. Una lesbica e le altre etero.
Come sono gli uomini filtrati dal vissuto femminile?Il professore, il prete, il padre, il quasi fidanzato, il futuro papà e il ragazzo serbo. Nessuno è decisivo, tutti sono semplici complementi, titubanti o insicuri.