L’amore al tempo dell’artificialità.
L’uomo è fatto di acqua. La vita biologica sulla terra proviene dagli oceani, cioè dall’acqua. E la vita umana prende origine da un atto di Amore.
Acqua e Amore, al tempo dell’artificialità.
In questo suo ultimo film la Anspach esplora l’ultimo territorio di libertà umana nell’epoca dell’ inautentico e dell’artificiale.
Può l’Amore essere nell’artificiale?
Per rispondere la regista contrappone l’ambiente delle piscine comunali ai laghetti vulcanici islandesi. Il corteggiamento e gli ammiccamenti vissuti nelle vasche e sui trampolini ai baci tra i vapori acquei islandesi.
Samir non conquista l’amore di Agathe nella piscina di Montreuil, ma tra la natura incontaminata dell’Islanda. La piscina è il luogo dell’artificiale. Dove infatti anche il manutentore Reboute, ma per contrasto rispetto alla genuinità dei protagonisti, vive i suoi amori, squallidamente e nel ridicolo.
Samir e Agathe si ritroveranno rocambolescamente lassù in Islanda ad uno strampalato convegno sulle piscine passando attraverso situazioni comiche e balorde, dominate dai fraintendimenti, fino al tragicomico progetto di costruire improbabili piscine come soluzione al conflitto tra Israeliani e palestinesi. Un imbroglio, un fraintendimento surreale a cui tutti volentieri plaudono. E tutti gli sforzi dei congressisti, le loro riunioni e i loro comitati servono solo a sottolineare una artificialità che si fa inautentica sullo sfondo dell’incontaminato panorama acquatico dell’isola.
Samir è totalmente ingenuo, di una ingenuità che sola consente di sopportare l’innamoramento per Agathe fin dentro la discoteca dove sopporterà che venga conquistata da un altro e dove egli stesso rifiuterà il sesso fugace e senza amore. La discoteca sta alla piscina come i rapporti senza Amore stanno ai bagni nell’acqua clorata delle piscine.
Discoteca e piscina diventano nel film il contesto dell’inautentico.
O per meglio dire, i luoghi dove l’artificialità si fa inautenticitá.
Il film, che sa riservare dei bei momenti di delicatezza e di buona poesia fotografica, arricchisce il tema con altri fraintendimenti.
Non male come idea quella del figlio di Anna che tortura le oche per ricavarne fois gras da esportare in Francia. Cosa c’è di più artificiale e innaturale?
Il film si srotola lungo la poesia dell’isola, terra d’origine della regista, fino a trovare una risposta ottimistica. Samir e Agathe si riappropriano della dimensione umana dell’amore: teatro dell’abbraccio il fumante laghetto vulcanico nella magica Islanda.
Vi copioincollo la recensione di Mymovies, perché non l’ho capita.
Da Mymovies :Samir, gruista a Montreuil, ha perso la testa per Agathe, ruvida istruttrice di nuoto occupata nella piscina municipale del quartiere. Nuotatore provetto, Samir si compra un costume e si finge principiante per agganciarla. Tra una bracciata e l’altra, le cose sembrano procedere nella corsia giusta ma un imprevisto costringe Samir a svelare la bugia. E le bugie non piacciono ad Agathe che vola in Islanda per rappresentare la Francia a un congresso di istruttori. Pazzo d’amore, Samir la segue fino al ‘polo Nord’ dove si fa passare per un conferenziere israeliano. Agathe è contro ma il destino è decisamente a favore.
Storia d’amore coi piedi nell’acqua e il cloro negli occhi, L’effetto acquatico è un feel-good movie sospeso tra due patrie, l’Islanda materna di Sólveig Anspach e la banlieue parisienne dove l’autrice viveva soltanto un anno fa. Prima di essere sconfitta dal cancro. Film postumo, L’effetto acquatico celebra la gioia di una nuova vita, a risarcimento parziale di una perdita. Come i suoi protagonisti la commedia avanza a bracciate risalendo a bordo piscina per rituffarsi di nuovo. Perché il cinema della Anspach non è interessato a cercare sul fondo. Alla maniera di Back Soon o Queen of Montreuil, la regista preferisce nuotare che immergersi, l’atletica del cuore all’illusione dell’esplorazione, la disciplina dell’assurdo al falso ideale di profondità.
Agito tra una piscina municipale di Montreuil e una sorgente di acqua calda in Islanda, la commedia romantica di Sólveig Anspach innamora un gruista lunare di una sirena, la più scontrosa di tutte. Perché Agathe scoraggia con asprezza ogni possibile spasimante. Ma Samir non si scompone ed escogita un abile stratagemma per approcciarla ‘in sicurezza’: fingere di non saper nuotare. La menzogna per amore, quella che produce disordine e conduce gli individui fuori dal loro ambiente familiare, avvia una relazionale sentimentale che assume gli stati dell’acqua. Influenzati dai principi della termodinamica Samir e Agathe passano dal ghiaccio alla fusione raffreddandosi e scaldandosi tra due paesi e due ‘temperature’ culturali.
Cocktail di delicatezza e umorismo, a cui contribuisce un’infrastruttura sportiva difettosa e il personale eccentrico dell’établissement de bains, L’effetto acquatico immerge la scena amorosa in un teatro d’acqua dove i fluidi come gli affetti obbediscono unicamente alle regole di trasmutazione chimica. Eroina ‘a voce alta’, Florence Loiret-Caille controlla con tono saccente l’erotismo che suscita senza mai provocarlo. Riunita a Samir Guesmi dopo Queen of Montreuil, fuori dall’acqua l’attrice assume una postura fisica e un’attitudine emotiva passiva aggressiva che ostacola la meccanica amorosa dei fluidi.
L’emozione è a secco ma la geografia dei luoghi è propizia ai vapori dell’amore. In Islanda, il paese che sintetizza l’acqua in tutte le sue metamorfosi, dall’oceano al geyser, Agathe guadagna il supplemento d’anima che la impediva e le impediva di lasciarsi andare alle emozioni. In bilico tra il controllo di sé e l’abbandono al sogno impacciato di Samir, la protagonista sceglie la fuga, sbarazzandosi nel cammino di quello che credeva di sapere di se stessa. E nel viaggio, Agathe ha tutto da guadagnare, tutto da vincere. Perché nel movimento niente affonda e tutto emerge. L’effetto acquatico del titolo è l’esito di un gesto energico. Una traversata che risale la grande vasca dei sentimenti a dispetto degli ostacoli prevedibili, la goffaggine di Samir e la diffidenza di Agathe, o inattesi, un tuffo imprevisto, una caffettiera aggressiva, un’amnesia bizzarra. Dalla piscina alla sorgente, la commedia di Sólveig Anspach è un acquario aperto su tutte le dimensioni dello spazio, del tempo, dello spirito, che pesca tutta la bellezza e l’asprezza delle relazioni umane, che inciampa sui dettagli e salta da una coincidenza all’altra senza perdere mai di vista la grazia dell’insieme. In un mondo ordinariamente cinico, L’effetto acquatico è un’ode al colpo di fulmine e alla perseveranza dei sentimenti. Tuffatevi.