Il condominio dei cuori infranti.
Un condominio di 10 piani si erge isolato, emarginato e marginale in una periferia qualsiasi della Francia.
Dimesso e trascurato. Un barbone dei condomini.
Questo è un film portato ai limiti come ai limiti della società vive un barbone.
Non ci sarà traccia in questo film della società del benessere consumistica benestante ottimista chiassose estetizzante.
Solo marginalità silenzi solitudini trascuratezza.
Un film lento silenzioso antihollywoodiano.
Il film è ambientato fuori e lontano dal mondo, così come esso ci viene narrato dai media.
È una meta ambientazione.
Proprio per questo il film non parlerà di luoghi e di uomini reali.
La solitudine di quegli uomini è una solitudine dell’esistenza. Alla quale c’è però rimedio.
Il merito di questo film è proprio qui, nel riuscire ad estrapolare dalla contingente condizione dei protagonisti una condizione umana generale.
Tre storie di solitudine tre storie di marginalità.
Ma in tanto grigiore e apparente tristezza il film narra dell’amore dell’amicizia e dello splendore delle relazioni umane. Per contrasto con la ruvidezza di quel condominio e di quell’ambiente, sbocciano come fiori di loto affetti sinceri.
Relazioni improbabili e proprio per questo ancora di più vere. Di una verità che si allontana dal reale per toccare una meta realtà .
C’è amore in questo film. E questo amore è ab-solutus . In un panorama culturale nichilista il film, isolato esempio, ci parla di come anche dalle macerie scorga qualche cosa che è perennemente nella natura umana. Penso al film tratto dal libro The ROAD di Cormac Mac Macarty.
Ci sono una infinità di elementi dialettici in questo film. L’ascensore. Le amicizie senza parole. I silenzi. La solidarietà delle piccole cose. La sopportazione del proprio destino.
Guardateli uno ad uno perché sono come dei gioiellini di una rara collana.