William Stoner era alto e ossuto. Per quarant’anni insegnó letteratura inglese alla Columbia University. Senza lode né infamia. Se ne andò per un cancro allo stomaco, causato dalle troppe situazioni che non poteva digerire eppure sopportava, stoicamente, in silenzio come prima di lui sopportarono la vita i suoi genitori e i suoi avi. Condusse una vita così piatta e grigia che a nessuno verrebbe in mente di scriverci un romanzo. Eppure, gentile lettore, questo è un romanzo che leggerai tutto d’un fiato. E la ragione sta nell’infinito amore che per lui nutre l’autore. Ogni pagina trasuda amore. E lo stesso Stoner attraversa la fredda vita con amore. Per la figlia, per la letteratura, per l’amante Katherine. E in nome di quegli amori conoscerà i dolori più profondi, fino alla morte. Per quegli amori sopporterà vendette e angherie, ma resisterà. La sua é stata una vita di resistenza. Stoner resiste all’inautentico. Inautentica e mistificatrice è la moglie, così come lo studente Walker, ignorante e beffardo impostore, protetto dal Preside di Facoltà, Lomax.Vuota perché inautentica é pure l’esistenza della amata figlia. Stonerà subisce le angherie della vita e degli uomini , ma non si piega. Stoner resiste in nome della verità. Di quella di cui parla Keats e nelle pagine si rivela : “Beauty is truth and truth is beauty”.
Stoner è un eroe contemporaneo perché combatte la mistificazione che riempie il vuoto esistenziale.